Teatro e Storia

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tienne Decroux and His Theatre Laboratory Marco De Marinis Holstebro-Malta-Wrocaw, Routledge-Icarus, 2015

Il volume inglese è basato sul fondamentale lavoro di De Marinis su Decroux, Mimo e teatro nel Novecento. Attraverso l'esame del lavoro pedagogico, creativo e teorico di Decroux De Marinis mette a fuoco diverse correnti problematiche all'interno del mimo novecentesco. Non è un volume che ha bisogno di essere presentato: è un classico, rivisto e aggiornato per l'edizione inglese. E' importante, invece, segnalarlo: la casa editrice Icarus è diventata uno strumento prezioso per diffondere anche in paesi che non si preoccupano di parlare altre lingue studi, ricerche, indagini che dovrebbero senz'altro avere una diffusione sovra-nazionale. (Mirella Schino)


Virgilio Sieni. Archeologia di un pensiero coreografico Rossella Mazzaglia Roma, Editoria Spettacolo, 2015

E' un libro che intesse molti livelli: livelli di studio, in continuo dialogo tra la storicizzazione e l'osservazione diretta, e livelli di lavoro di un coreografo di cui l'autrice ripercorre il pensiero, le influenze, le creazioni di danza, l'attività pedagogica, la sperimentazione, il confronto con le arti visive. Raccogliendo saggi scritti in diversi anni, elaborando materiali in parte inediti e di natura diversa (interviste, documenti iconografici, schizzi, appunti), Rossella Mazzaglia costruisce una biografia artistica a partire da un lungo laboratorio di osservazione, che la pone allo stesso tempo dentro e fuori il terreno del suo scavo. Le tracce del passato, la ricognizione del presente, il sottotesto del cammino che ha condotto Virgilio Sieni alle attività attuali, dall'Accademia sull'arte del gesto ai Cantieri Goldonetta fino al Settore Danza della Biennale di Venezia, sono le testimonianze vive su cui si applica l'archeologia di un pensiero, che è pensiero coreografico. (Samantha Marenzi)


Il libro degli Inventari. Odin Teatret Archives Mirella Schino Roma, Bulzoni, 2015

Un buon archivio ha due volti: uno rivolto al passato e uno al futuro. Uno occupato a conservare e a riflettere sulla storia dell'ente da cui è nato, e l'altro rivolto a chi racconterà la sua storia: studiosi, e, nel nostro caso, gente di teatro. Questo è il libro degli inventari dei documenti dell'Odin Teaatret, ma non vule essere solo un catalogo. Raccoglie le storie da cui questi documenti sono nati, che sono state raccontate dalle persone dell'Odin; presenta frammenti di lettere, appunti, diari di lavoro, articoli. Vi aggiunge le considerazioni della studiosa che l'ha redatto, legata all'Odin, da quarant'anni, dal rapporto più intenso, più fertile e più difficile che si può avere con un teatro: l'amicizia. Il catalogo originale può essere consultato on-line. Questo invece è un libro-catalogo, è stato pensato per chi intende studiare l'Odin a partire dai documenti, ed è un racconto anomalo della sua storia. E' stato corredato da fotografie, in gran parte trovate in mezzo ai documenti: foto di vita quotidiana nel teatro, più che di spettacoli. Foto che raccontano soprattutto la terra di mezzo, quella che, a teatro connette la vita privata al lavoro.


Louis Jouvet ou le grand art de plaire. Histoire d'une socieacute;teacute; theacute;acirc;trale Marc Veacute;ron Montpellier, Eacute;ditions l'entretemps, 2015

Marc Varon, di formazione giuridica ed economica, ha coltivato una doppia passione per la direzione aziendale e il teatro scrivendo, nel tempo laquo;liberoraquo;, una tesi dedicata all'economia del Theacute;acirc;tre Louis Jouvet (1925-1951). Al centro del volume sta non solo il Louis Jouvet artista di genio, ma anche l'impresario culturale capace di dare vita a un'impresa teatrale completamente privata, in grado di affrontare la crisi economica del suo tempo e di trovare un giusto equilibrio tra la riuscita commerciale e le aspirazioni artistiche. Le specifiche competenze dell'autore gli permettono di analizzare con rigore e precisione i dati economici relativi alla costituzione della società teatrale fondata dal grande attore francese. La prima parte del volume è consacrata alla fondazione della società del Theacute;acirc;tre Louis Jouvet e al racconto delle circostanze e delle personalità che ne resero possibile la nascita. La seconda è incentrata sulla scena teatrale: modalità di gestione, commercializzazione dei prodotti e organizzazione delle tourneacute;e. La terza e ultima parte è dedicata al laquo;Magique cartelraquo;, il Cartel des quatres, l'accordo costituitosi su iniziativa di Louis Jouvet nel 1927 tra quattro teatri di Parigi: lo Studio des Champs Elyseacute;es di Baty, l'Atelier di Dullin, il Theacute;acirc;tre des Mathurins di Pitoeuml;ff e la Comeacute;die des Champs Elyseacute;es dello stesso Jouvet. In coda al volume, Marc Varon riporta la riuscita e gli scacchi di questa insolita laquo;cooperativa d'arteraquo;. (Francesca Romana Rietti)


Etienne Decroux and His Theatre Laboratory Marco De Marinis Holstebro-Malta-Wroc?aw, 2015

Il volume inglese è basato sul fondamentale lavoro di De Marinis su Decroux, Mimo e teatro nel Novecento. Attraverso l’esame del lavoro pedagogico, creativo e teorico di Decroux De Marinis mette a fuoco diverse correnti problematiche all’interno del mimo novecentesco. Non è un volume che ha bisogno di essere presentato: è un classico, rivisto e aggiornato per l’edizione inglese. È importante, invece, segnalarlo: la casa editrice Icarus è diventata uno strumento prezioso per diffondere anche in paesi che non si preoccupano di parlare altre lingue studi, ricerche, indagini che dovrebbero senz’altro avere una diffusione sovra-nazionale. (Mirella Schino)


But?. Prospettive europee e sguardi dal Giappone Matteo Casari e Elena Cervellati (a cura di) Arti della performance: orizzonti e culture, Bologna 2015.

Scaricabile da http://amsacta.unibo.it/4352/. Il volume raccoglie gli atti del convegno Il but? nella cultura europea, che ha avuto luogo a Bologna nel 2013 dopo una serie di eventi espositivi, performativi e di studio nati intorno all’Archivio Kazuo Ohno. Eventi in omaggio al maestro, che nel 2001 ha donato una parte dei suoi materiali al Dipartimento delle Arti dell’Università di Bologna. Apre il volume un ricordo di Ohno firmato dal figlio Yoshito. Una memoria personale che è storia della danza. Poi le pagine vedono alternarsi studiosi giapponesi ed europei, giovani ed esperti, in un intreccio di prospettive che fanno emergere la venatura del discorso sul But?, dall’antropologia agli studi di culture orientali, dalla storia del teatro e della danza alle discipline letterarie. Autori degli interventi sono Takahashi Kazuko, Matteo Casari, Giovanni Azzaroni, Elena Cervellati, Eugenia Casini Ropa, Margherita de Giorgi, Katja Centonze, Sylviane Pagès, Maria Pia D’Orazi. Agli sguardi storici e critici si aggiungono alcune voci dalla pratica della danza: Yokota Sayaka contribuisce al volume con una relazione del workshop tenuto durante il convegno dal danzatore Tadashi End?; quest’ultimo pubblica un bell’intervento sulla sua biografia artistica; chiude il libro un testo della performer Alessandra Cristiani. (Samantha Marenzi)


Theatre & photography Joel Anderson London, Palgrave Mcmillan 2015

Nella collana Theatre &, destinata agli studi che evidenziano la natura interdisciplinare delle arti performative, Anderson affronta il rapporto tra teatro e fotografia. L’obiettivo è quello di aggiungere elementi alla comprensione di entrambi i linguaggi attraverso un’analisi che articola diversi punti di vista. Il volume inizia con un incontro, in una piazza di Edimburgo, dove teatro e fotografia si trovano insieme sull’arena urbana di un clown. Entrando nel vivo dell’analisi Anderson percorre tre vie. La prima indaga la fotografia nella drammaturgia. Prova della realtà o terreno della sua falsificazione, il personaggio della fotografia si trova a svelare i meccanismi stessi del teatro come copia, che agisce sulla memoria e sulla verità. La seconda parte affronta la fotografia teatrale, dal ritratto d’attore alla fotografia allestita, dalla ripresa delle prove fino alla più articolata relazione tra performance e documenti. La terza parte, che guarda attraverso la lente della fotografia il problema del realismo e del naturalismo in teatro, arriva con Brecht a riconfigurare il ruolo dell’immagine in teatro, e il ruolo del gesto nell’immagine. (Samantha Marenzi)


The Moon Rises from the Ganges. My Journey through Asian Acting Techniques Eugenio Barba Holstebro-Wroclaw-Malta, London-New York, Icarus Publishing Enterprise and Routledge, 2015

L’antologia, curata da Lluís Masgrau, raccoglie alcuni dei testi di Barba dedicati ai teatri tradizionali asiatici, corredati da una selezione di immagini d’archivio realizzata da Rina Skeel. L’arco cronologico coperto dall’opera è molto ampio, dal 1963 al 2013. Il montaggio dei brani, benché non rispetti l’ordine temporale della stesura ma sia organizzato attorno ad alcuni nodi tematici, permette di seguire le trasformazioni attraversate dall’interesse di Barba per le arti performative asiatiche, tanto nella riflessione teorica quanto nella prassi. Tra saggi editi, e divenuti dei classici, e altri meno conosciuti, o pubblicati qui per la prima volta, il libro rappresenta un capitolo essenziale per la storia del dialogo tra Oriente e Occidente avvenuto nel teatro del XX secolo. Di pregevole cura e grande utilità è l’appendice finale: una statistica nella quale Lluís Masgrau disegna la mappa degli incontri e delle collaborazioni di Barba e degli attori dell’Odin Teatret con performer asiatici, dal 1963 al 2014. (Francesca Romana Rietti)


Louis Jouvet ou le grand art de plaire. Histoire d’une société théâtrale Marc Véron Montpellier, Éditions l’entretemps, 2015

Marc Varon, di formazione giuridica ed economica, ha coltivato una doppia passione per la direzione aziendale e il teatro scrivendo, nel tempo «libero», una tesi dedicata all’economia del Théâtre Louis Jouvet (1925-1951). Al centro del volume sta non solo il Louis Jouvet artista di genio, ma anche l’impresario culturale capace di dare vita a un’impresa teatrale completamente privata, in grado di affrontare la crisi economica del suo tempo e di trovare un giusto equilibrio tra la riuscita commerciale e le aspirazioni artistiche. Le specifiche competenze dell’autore gli permettono di analizzare con rigore e precisione i dati economici relativi alla costituzione della società teatrale fondata dal grande attore francese. La prima parte del volume è consacrata alla fondazione della società del Théâtre Louis Jouvet e al racconto delle circostanze e delle personalità che ne resero possibile la nascita. La seconda è incentrata sulla scena teatrale: modalità di gestione, commercializzazione dei prodotti e organizzazione delle tournée. La terza e ultima parte è dedicata al «Magique cartel», il Cartel des quatres, l’accordo costituitosi su iniziativa di Louis Jouvet nel 1927 tra quattro teatri di Parigi: lo Studio des Champs Elysées di Baty, l’Atelier di Dullin, il Théâtre des Mathurins di Pitoëff e la Comédie des Champs Elysées dello stesso Jouvet. In coda al volume, Marc Varon riporta la riuscita e gli scacchi di questa insolita «cooperativa d’arte». (Francesca Romana Rietti)


Virgilio Sieni. Archeologia di un pensiero coreografico Rossella Mazzaglia Roma, Editoria & Spettacolo, 2015

È un libro che intesse molti livelli: livelli di studio, in continuo dialogo tra la storicizzazione e l'osservazione diretta, e livelli di lavoro di un coreografo di cui l'autrice ripercorre il pensiero, le influenze, le creazioni di danza, l'attività pedagogica, la sperimentazione, il confronto con le arti visive. Raccogliendo saggi scritti in diversi anni, elaborando materiali in parte inediti e di natura diversa (interviste, documenti iconografici, schizzi, appunti), Rossella Mazzaglia costruisce una biografia artistica a partire da un lungo laboratorio di osservazione, che la pone allo stesso tempo dentro e fuori il terreno del suo scavo. Le tracce del passato, la ricognizione del presente, il sottotesto del cammino che ha condotto Virgilio Sieni alle attività attuali, dall'Accademia sull'arte del gesto ai Cantieri Goldonetta fino al Settore Danza della Biennale di Venezia, sono le testimonianze vive su cui si applica l'archeologia di un pensiero, che è pensiero coreografico. (Samantha Marenzi)