Teatro e Storia

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L'Oriente. Storia di una figura nelle arti occidentali (1700-2000) Paolo Amalfitano e Loretta Innocenti (a cura di) Roma, Bulzoni, 2007, 2 voll.

È il risultato di una serie di incontri, convegni e seminari organizzati dall'Associazione Sigismondo Malatesta. Il primo volume riguarda il periodo dal Settecento al Novecento; il secondo è dedicato interamente al Novecento. Si tratta complessivamente di circa duemila pagine, con 184 illustrazioni, d'una qualità simile a quella dei più accurati libri d'arte. Le arti performative vi compaiono accanto alle altre, in numerosissimi e a volte inaspettati intrecci. Anche per questo è un'opera importante per gli studi teatrali. I tre maggiori esponenti di questo versante degli studi teatrali italiani (Ferruccio Marotti, Nicola Savarese e Renzo Vescovi) sono presenti fra i saggi raccolti nei due volumi.


Tracce. Training e storia di un'attrice dell'Odin Teatret Roberta Carreri, Milano, Il principe costante, 2007

edizione a cura di Francesca Romana Rietti, con una Prefazione di Eugenio Barba e una Postfazione di Nando Taviani. Nel 1973, una ragazza milanese di vent'anni, Roberta Carreri, assiste a Min Fars Hus, lo spettacolo su Dostoevskij dell'Odin Teatret. Ora ci racconta come vedere questo spettacolo sia stata per lei una folgorazione: l'anno dopo decide di trasferirsi a Holstebro, in Danimarca, per entrare nel gruppo diretto da Eugenio Barba. Ne fa ancora parte. In questo libro rivive le tappe principali del suo percorso, parla del training, racconta la sua vita, gli spettacoli, il valore dell'improvvisazione, il peso e il senso della trasmissione dell'esperienza. "Quando ho scelto di abbandonare la mia vita a Milano per raggiungere l'Odin Teatret - scrive Roberta Carreri nella sua Introduzione - l'ho fatto per fuggire l'ambiguità delle parole. Ho preferito confrontarmi con l'azione in silenzio piuttosto che appoggiarmi alla parola in sè, alla parola non seguita da azioni che la incarnano. Ora, trentatrè anni dopo, mi trovo a confrontarmi di nuovo con le parole cercando di tradurre la mia esperienza in segni scritti, misurandomi così con la difficoltà di dover descrivere in modo efficace ciò che ormai so fare molto bene in pratica. Il teatro è un artigianato e, come tale, non si può imparare dai libri. La tecnica si trasmette attraverso l'esempio pratico. Ma i libri possono ispirare".


Theophile Gautier e la danza. La rivelazione del corpo nel balletto del XIX secolo Elena Cervellati Bologna, Clueb, 2007

L'autrice insegue le linee del pensiero estetico e artistico di Gautier, sottolinea il ruolo fondamentale che ha avuto nell'affermare e definire una certa immagine della danza e del balletto, e coglie la sua visione del corpo in movimento come opera d'arte ideale e dello spettacolo coreutico come fonte di meraviglia e conoscenza insieme. è un'opera che permette di comprendere non solo il pensiero di Gautier, o la teoria e la pratica del balletto ottocentesco, ma anche il ruolo ricoperto dalla ballerina nella società, la sua vita dietro le quinte, la storia della donna e la cultura del corpo. Il volume comprende anche un'appendice documentaria ricca di materiali inediti.


Luigi Pirandello, Maschere nude vol. IV Sandro d'Amico (a cura di) Milano, Mondadori, 2007

Nel giugno 2007, è stato pubblicato il quarto volume di Maschere nude di Luigi Pirandello, ultimo dell'edizione "Opere di Luigi Pirandello" nella collana "I Meridiani" di Mondadori. E' la tappa conclusiva del lungo lavoro di Alessandro d'Amico che, attraverso gli apparati, le cronologie, le notizie approntate per questa sua edizione ha profondamente rinnovato (e in alcuni casi rovesciato) la comprensione critica e storica del teatro pirandelliano. In questo volume, che d'Amico ha curato con la collaborazione di Alessandro Tinterri, sono compresi: Bellavita, O di uno o di nessuno, Sogno (ma forse no), Lazzaro, Questa sera si recita a soggetto, Come tu mi vuoi, Trovarsi, Quando si è qualcuno, La favola del figlio cambiato, I giganti della montagna, Non si sa come. Una vera scoperta, negli apparati per Non si sa come, la documentazione dell'intervento centrale di Stefano Pirandello. Riemerge qui il tema della collaborazione padre-figlio che era al centro anche del volume dei Saggi e interventi pubblicato nel 2006 da Ferdinando Taviani. L'ultimo volume di Maschere nude ha un'Appendice in cui vengono pubblicate le poche opere teatrali che Pirandello non inserì nella raccolta del suo teatro: Perchè?, Scamandro, La salamandra (scenario per un "sogno mimico per una Danza" su musica di Massimo Bontempelli), Sgombero. Seguono gli appunti e i frammenti di quattro testi incompiuti. Il libro, però, non finisce qui: oltre al quarto volume di Maschere nude comprende anche il volume delle Opere teatrali in dialetto, curate da un filologo e linguista del calibro di Alberto Varvaro, con un'ampia Introduzione di Andrea Camilleri. Comprende: Lumie di Sicilia, Pensaci, Giacuminu!, 'A birritta cu 'i ciancianeddi, Liolà, 'A giarra, Cappiddazzu paga tuttu, 'A morsa, 'A vilanza, La patente, 'U ciclopu, Glaucu, Ccu i 'nguanti gialli (non comprende Aria del continente, la cui stesura appartiene a Martoglio, ma su canovaccio di Pirandello). Nell'insieme, questo libro a due frontespizi, ricco di apparati, ha quasi duemila pagine. è l'atto conclusivo d'una delle opere più innovative degli studi teatrali italiani.


Il lavoro del dramaturg Nel teatro dei testi con le ruote Claudio Meldolesi, Renata Molinari Milano, Ubulibri, 2007

Una novità nel panorama della riflessione sul teatro, in Italia. Per la prima volta la figura e l'attività del dramaturg vengono affrontate sistematicamente, sia in una prospettiva storica che dall'interno del lavoro artistico. Claudio Meldolesi mette a fuoco epicentri teorici e produttivi del lavoro del dramaturg, dalla Germania all'area italo- francese. Nella seconda parte, Renata Molinari propone gli snodi di un percorso personale che l'ha fatta dramaturg a partire dall'esperienza del tetro di gruppo degli anni Settanta. "Straniera va pensata la drammaturgie - scrive Claudio Meldolesi nell'Introduzione - dato che non è nata dalla vita scenica e non può decidere sulla costruzione degli spettacoli: i dramaturg risultano in genere naturalizzati altrove e cercano al buio anche quando hanno ricevuto precisi mandati, per cui questo saper fare continua a essere trasmesso soprattutto per contagi personali, senza mediazioni manualistiche o di storiografia". E Renata Molinari aggiunge: "Nella sua composizione, per quanto riguarda la seconda parte, il libro riflette la metodologia propria di ogni drammaturgie. Tracce di lavoro, diciamo, ma di che lavoro si parla? Di una pratica perlopiù artigianale, caratterizzata da una elementare regola del teatro: essere in relazione".


Il segreto della Commedia dell'Arte Ferdinando Taviani, Mirella Schino (quinta edizione) Firenze, La casa Usher, 2007

Nel novembre 2007, viene pubblicata la 5a ed. de Il segreto della Commedia dell'Arte di Ferdinando Taviani e Mirella Schino, nella rinata collana "Oggi, del teatro" fondata da Fabrizio Cruciani, ora diretta da Roberto Bacci e Carla Pollastrelli per "La casa Usher" di Firenze. La storia e le storie della Commedia dell'Arte conoscono i tempi lunghi del metodo produttivo che permane uguale a se stesso nel profondo per quasi due secoli; ma si sostanziano dei tempi brevi del vissuto e del quotidiano, delle strategie messe in atto di volta in volta, delle occorrenze che si intrecciano e introducono la cultura "accademica" delle donne nelle aggregazioni zannesche o spingono il tal comico a rilevare la distanza tra sè e i "comici infami". Il segreto della "Commedia all'improvviso" è nell'intreccio di molte storie, e il libro si costruisce su più livelli di organizzazione e di ricerca. L'introduzione con le sue immagini e le note in fondo al volume svolgono discorsi paralleli e al margine del testo, e le due parti in cui questo libro è composto sono interdipendenti, autonome e speculari. La tradizione..., a cura di Mirella Schino, è un racconto per interposte persone della Commedia dell'Arte e una raccolta del materiale storiografico e documentario. Il segreto..., di Ferdinando Taviani, ripercorre quel racconto estraendone sensi e suggestioni, utilizzando notizie, dati, eventi, studi. Il tracciato si snoda, in modi rovesciati nelle due parti, attraverso il mito della Commedia dell'Arte tra Ottocento e Novecento e le sue ragioni, i mestieri mostruosi e i primi contatti, le strategie di difesa e di mercato, i modi di produzione, l'emigrazione nel Boulevard des Italiens.


I Canovacci della Commedia dell'Arte Anna Maria Testaverde (a cura di) Torino, Einaudi, 2007 (I Millenni)

Proveniente dal cantiere di studi fiorentini, vede la luce, nel maggio del 2007, fra i "Millenni" di Einaudi, un volume di 853 pp. che raccoglie I Canovacci della Commedia dell'Arte, una scelta di più di settanta testi del Sei e Settecento, ideata e curata da Anna Maria Testaverde in collaborazione con Anna Evangelista. Fra gli apparati, preziosi indici dei personaggi, delle robbe, dei lazzi, delle scene, delle burle e delle tirate. Sono indici che prefigurano un'analisi strutturale del repertorio dei canovacci. Nel suo ampio studio introduttivo, problematico, aggiornato, la curatrice si ricollega ai progetti di analisi degli scenari che Ludovico Zorzi delineò senza avere il tempo di tradurli in pratica. Va sottolineata l'importanza di un lavoro che si collega a una lunga ricerca e compare in una collana prestigiosa di classici della letteratura (dove è stata pubblicata l'edizione esemplare del Ruzante curata da Zorzi, e - fra l'altro - la Piazza universale di tutte le professioni del mondo di Tommaso Garzoni da Bagnocavallo). Così come, qualche anno fa, nel 2001, le opere di Flaminio Scala, Nicolò Barbieri, Giovan Battista Andreini e le Fiabe teatrali di Carlo Gozzi entrarono finalmente nel canone dei mille testi della letteratura italiana raccolti nella 4a ed. della LIZ, il cd-rom curato da Pasquale Stoppelli ed Eugenio Picchi.


Scritti dal Teatro Tascabile Renzo Vescovi, a cura di Mirella Schino Roma, Bulzoni, 2007

è un libro che non è stato progettato dal suo autore, scomparso due anni fa. Racchiude tutti i suoi scritti, che vanno dalla cultura teatrale tradizionale indiana (di cui Vescovi era un esperto) al teatro di gruppo degli anni Settanta. "A parte la grande ubriacatura degli anni Venti in Europa e in Unione Sovietica - scrive Vescovi -, penso esistano pochi periodi che possano misurarsi con gli anni Settanta quanto a inventività e ricchezza espressiva. Sono anni in cui assistiamo all'emergere di intere categorie di fatto mai prima comparse nella storia del teatro". Nonostante la diversità dei temi trattati, e la casualità delle richieste da cui nascono questi scritti, questo un libro ci fa riflettere - mostra una quasi curiosa capacità di porci domande: testimonia sulla vita, ricca e sommersa, del teatro di ricerca degli anni Settanta; e ci fa pensare in modo diverso ai rapporti teatrali tra Oriente e Occidente o alla ricerca teatrale. Ha questo titolo perchè il teatro che Vescovi ha costruito è stato insieme la sua opera principale e il punto di vista da cui ha guardato il mondo e il teatro: è stato ri-fondato da Vescovi nel 1972, sulle fondamenta di un teatro semi-professionistico, a cui aveva collaborato come attore e come regista. Con gli anni, ha moltiplicato le sue specializzazioni: teatro-danza indiano, teatro di strada, canto popolare e altre specialità, dal flamenco all'opera classica cinese, dall'acrobatica alle tecniche dei clown. A cui bisogna aggiungere i suoi